17 ottobre 2015

manga, anime quello che traspare della società giapponese

Parliamo di... Manga e Anime.
Non proprio, per quello farò altri post più specifici. 
Parliamo di Giappone.
No non è vero neanche questo, sto giusto ora imparando qualcosa in più di una Nazione tanto diversa dalla realtà conosciuta da me che non mi sento ancora pronta ad affrontare un discorso simile.
Ecco, ci sono, parliamo di cosa trapela per un'europea, che legge manga e guarda anime, della società giapponese.
il titolo è un lungo e prolisso ma secondo me rende abbastanza l'idea dell'argomento. 
Perchè il Giappone è visto per lo più come un mondo a parte. è una consistente striscia di terra dall'altra parte dell'emisfero, che affascina tantissimo per la sua diversità. Ci risulta semplice cogliere le differenze fra la nostra cultura e quella di un qualsiasi altro Paese occidentale. Ci scherziamo sopra, con stereotipi spesso stantii ma che strappano quasi sempre un sorriso scontato. Li capiamo. poi ci affacciamo sul mondo nipponico e ci sembra di aver cambiato pianeta. Spesso sento la frase "i giapponesi sono alieni". Ora questo non lo credo, sicuramente trovo che siano una Nazione affascinante, proprio per le sue diversità. In fondo diverso diverso non vuol dire male, ma solo stimolante. in questi mesi mi sono avvicinata piano piano al loro mondo come ho potuto, leggendo libri, navigando in siti locali che davano la possibilità di una traduzione inglese (sul giapponese ci sto lavorando, ma c'è ancora parecchia strada) e addentrandomi nel materiale che arrivato con maggior impeto in occidente, gli anime e i manga. perchè, diciamocelo, non c'è solo Totoro, o i cartoni animati che hanno accompagnato la nostra infanzia, c'è proprio un mondo, adattabile, perchè puoi trovare tutti le tipologie che ti vengono in mente. Fra l'altro spesso le differenze fra una tipologia ai nostri occhi sono semplici sfumature. Ne ho letti un pò (approfondiremo, promesso) e ho cercato di coprire più generi possibili, per farmi un'idea un pò più ampia. Quello che ne viene fuori è uno spaccato del giappone molto bizzarro. partiamo dai tratti, occhi grandi, proporzioni del corpo fantasiose: tendenzialmente i protagonisti o i "buoni" tendono ad essere alti, con un collo lunghissimo, la gobbetta (ma dipende dalle occasioni, ad esempio tutto il giorno hanno la gobba, poi giocano o corrono e le proporzioni diventano inaspettatamente giuste), e il capello ribelle. Se ti disegnano robusto, con i capelli corti, sei tendenzialmente "cattivo", un teppista o tremendamente stupido, spesso entrambe. le ragazza hanno due grosse tipologie o alte con un seno GENEROSO ma senza un filo di grasso, o alte un metro e un barattolo e senza seno. direte voi "eh ma quelli americani non è che siano tanto diversi, le donne sempre tettone", ok ma non stiamo parlando di questo. Ogni disegnatore che abbia fatto più di un manga, non cambia stile, nel senso che tutti i suoi personaggi sono cloni del primo volume disegnato. va questi in fondo sono "tecnicismi", un pò come cercare il pelo nell'uovo... proviamo a vedere qualcos'altro... ad esempio... il primo bacio. nel 95% dei casi da me letti, è un pò come perdere la verginità in occidente. "ah il mio primo bacio lo darò solo al mio amore della vita" e subito dopo un tizio a caso lo strappa senza troppi preamboli. già tenersi per mano in pubblico è un problema. imbarazza. il bacio poi viene quasi sempre dato in posti impensabili. nel migliore dei casi, in alternativa è plateale in mezzo a festival scolastici, su palchi, in mezzo a TUTTA la scuola, cose così. i maschi tendono a pensare solo al sesso, per cui uomini e donne, non si capiscono, voglio dire per una sembra trasgressivo un bacio e arroscisce al solo pensarci e l'altro pensa a quanti fouton si possono cambiare in una sola notte, palrano due lingue diverse. il che ci porta ad un problema comune a tutti i manga/anime, la comunicazione. ora, non so come sia in realtà nella società giapponese, ma è veramente così difficile parlare con il prossimo? perchè quello che viene fuori dalle letture è agghiacciante. tipo si incontrano nel corridoio della scuola, si piacciono, è palese, abbiamo letto centoventredici volumi in cui il piacersi reciprocamente era alla base e non si parlano. si guardano "oddio mi ha guardato!!! e adesso???" adesso gli parli "ciao, andiamo a prendere un caffè dopo la scuola?" no. parlare con un membro dell'altro sesso pare che sia una delle cose più difficili del mondo. e comunque anche quando si parlano non è che vada tanto meglio... perchè parlano due lingue diverse. comunicano per mezze frasi quasi sempre fraintendibili, sempre puntualmente mal recepite, metafore, frasi pensate e non dette, pagine di seghe mentali silenziose. se dovessi basarmi su quello che ho letto, in Giappone non si ci parla, ma si ci fraintende benissimo. la grande differenza fra un fumetto nato nella società occidentale e uno nato nel Sol Levante è la scuola. ho letto che effettivamente gli studenti sono perennemente sotto esame e che i voti presi fanno una bella differenza, ma quello che mi ha colpito maggiormente è il quantitativo di tempo trascorso negli edifici scolastici. in un qualsiasi tv/serie tv/fumetto/o realtà, in America ad esempio gli studenti non sono quasi mai a scuola, ogni scusa è buona per non andarci. qua ci ritroviamo esattamente dall'altro lato della medaglia. gli studenti vivono a scuola. lezioni, esami, attività dei club (c'è un club per ogni occorrenza, ai miei tempi si parlava di trascorrere del tempo con gli amici, per loro è un dopo lavoro), festival scolastici comesenoncifosseundomani, ci vanno anche durante le festività a vedere i fuochi. la scuola è sempre a loro disposizione. inutile dire che a scuola tendono a succedere le peggio cose, ma quello capita un pò ovunque, l'adolescenza è un periodo affascinante... e nonostante passino tutto quel tempo a scuola, trovano spazi per: appuntamenti imbarazzanti (ogni più piccolo paesino deve avere un acquario enorme o un parco divertimenti, perchè gli appuntamenti sono sempre in queste due location, non si scappa; se invece esci con le amiche/amici è karaoke), lavori part-time che quando esci da scuola alle 20 ne hai proprio voglia di andare a lavorare, gite alle terme, studiare ancora un pò, aiutare in famiglia perchè sicuramente hai 15 fratelli/sorelle e almeno uno dei tuoi genitori è morto/scappato/hanno divorziato. una giornata in Giappone deve durare più o meno 36 ore, così facendo un calcolo veloce e considerando un tempo per il sonno di circa 3 ore. i genitori poi si dividono in due grandi categorie, o ignorano i figli e li trattano come se fossero ospiti in casa propria mal accetti o sono dei deficienti epocali, tipo che ti viene da chiederti come siano arrivati a 45 anni senza l'aiuto di un assistente sociale. perchè un genitore che beve e non lavora e fa fare tutto al figlio che si prende cura di lui/lei per tutto è un pò esasperato, non può essere vero. naturalmente è difficile che entrambi i familiari del protagonista siano vivi, nella migliore delle ipotesi ne manca uno solo, nella peggiore entrambi e i non hai un solo parente stretto disposto a prenderti cura di te. per cui si arriva ad un'altra "illuminazione": in Giappone a 12 anni puoi vivere da solo (il fratellino di Licia di Kiss me Licia durante il loro viaggio di nozze sta da solo a casa e ha tipo 6 anni). io a 12 anni non avevo neanche idea di come si facesse una lavatrice e non potevo avvicinarmi ai fornelli senza che ci fosse un adulto a controllare che non dessi inizio ad un incendio epico. loro no, loro hanno parenti che per non averli fra i piedi, nonostante siano poco più che bambini che hanno appena affrontato un trauma, gli danno un tot al mese ma per vivere da soli possibilmente lontani. credo che nel messaggio allegato al bonifico ci sia anche scritto "e mi raccomando NON stare a chiamare". siamo OLTRE l'emancipazione e l'imparare ad essere autonomi. si chiama abbandono. spero che non sia un vero spaccato della società giapponese, perchè lo troverei un po' eccessivo, nonché sconsiderato. 
un'altra cosa che trovo delirante è che già vado a scuola tutto il giorno, ho i voti migliori dell'istituto e in più lavoro per mantenere me o /e la mia famiglia disastrata, ma se lavoro in un maid cafè vengo considerata alla stregua di una prostituta di bassa lega. voglio dire fai la cameriera, si sei un pò più remissiva di quello che di solito sono le cameriere ma cosa c'è di così sconvolgente? voglio dire, ho 14 anni e lavoro dovrei essere oltre l'orgoglioso, mi mantengo da sola, sarà anche un lavoro del cazzo ma io non devo chiedere i soldi a nessuno. e invece no pare che se lavori ad un distributore di notte mezza nuda tutto a posto, se lavori in un maid cafè sei la rappresentazione del peggio della società. perchè? 
e sopra ogni cosa, perchè denigrano così le femmine? dalla lettura si evince che se nasci femmina hai già perso. più che nel resto del mondo. nel senso, le donne che vengono rappresentate, per quanto forti possano essere, messe davanti alla società resteranno sempre oggetti da abbinare ad un uomo. se prova ad affermarsi lavorativamente è vista come una persona problematica. una ragazza "difficile", non addomesticabile. veramente la donna è un animale selvatico da addomesticare che non ha molto spazio per integrarsi nella società come individuo ma solo come "fazzoletto nel taschino" del compagno?
è realmente una nazione con così tante contraddizioni? e se si come si ci fa ad accettarlo? ho letto che il Giappone è costituito da giapponesi, nazionalità marcata, "siamo un insieme che crea la nostra grande patria", l'individualismo è realmente visto così male? e se si perchè?
voi, che abitate in giappone come stranieri o chi solo c'è andato in vacanza, può rispondere alle mie domande per favore?

16 agosto 2015

memories



























E poi ci sono notti che durano giorni... ma non perchè si entri in una depressione che ci fa vedere il mondo con pessimismo e fastidio, nono più in senso stretto, tipo che l'insonnia ti tiene compagnia e i tuoi sonni sono più sonnellini sporadici... ecco na roba più così. e in quelle notti infinite, ti trovi ad avere un sacco di tempo, anche qui in senso stretto e dopo aver visto film/serie tv/anime, dopo aver provato a studiare una nuova lingua (ma qua i tuoi neuroni ti hanno abbandonato all'urlo di "noi andiamo a farci un caffè" ma non sono più tornati), aver ascoltato musica rilassante, nella speranza che la palpebra calasse... ti resta ancora tempo per pensare. 
naturalmente non si parla di massimi sistemi, teorie di fisica quantistica o robetta così. cose più piccole viste da occhi estranei, i ricordi. i nostri ricordi. 
che sono una cosa buffa, perchè più si va avanti più si accumulano, come piccoli mattoncini, che quando ti fermi a guardarli hai una muraglia cinese di istanti. "io sono un clown, faccio collezioni di attimi"... piccoli momenti, sorrisi, lacrime, sospiri, prime volte, odori, immagini, colori... sono talmente tanti che quasi non si distinguono più nella massa. i miei, più che una muraglia, sono disposti a casaccio, messi in ordine come una camera di un sedicenne problematico, avete presente? 
però capita di pescarne uno o due a casaccio.  a volte affiorano da soli in questa moltitudine di disordine che si crea quando si dorme poco. a volte ti si parano all'improvviso mentre parli con qualcuno, magari il discorso non è neanche pertinente, ma ti si para davanti BUM, come un treno che esce dai binari. 
nel caso odierno è tutto più complicato, perchè si parlava ed è uscita una frase "ma ti sei mai fermata a pensare cosa sarebbe successo?".
mi ha colpito, BUM, un treno in faccia. perchè no sono gelosa dei miei ricordi, li conservo, li tiro fuori, ma no non ho visioni alla sliding doors. le trovo inutili, sono portoni verso i rimpianti, che per politica aziendale qua non vogliamo. sono le regole. però mi ha fatto pensare questa cosa. pensare a come sarebbe andata se... (qua riempire a piacimento). devo essere onesta, le proiezioni per fare un calcolo delle probabilità le ho sempre fatte ma prima di agire. soprattutto nelle relazioni. ma non nel senso di proiezioni "chissà come sarebbe il futuro se..." (riempite sempre a piacimento). roba più macchinosa, tipo nelle discussioni, o ai primi appuntamenti prima di parlare. cose del tipo "se faccio/dico questo lui può reagire: a... b... c..." e "se lui dice questo posso rispondere a...b...c..." e poi decidere quale fosse il risultato che volevo ottenere. forse hannor agione quei pochi amici stretti che ho che sostengono che parlare con me a volte è un pò come un lavoro... 
fra l'altro, tirando fuori i ricordi, già da tempo dovrei essermi resa conto che erano tutti pensieri preventivi inutili, visto che solitamente nelle discussioni in cui la meta era la mia proiezione c loro tiravano sempre una z che non avevo preventivato... si ho avuto relazioni memorabili dove si discuteva ogni 3x2, diciamo che non mi sono annoiata, ma poi finivano quasi sempre alla stessa maniera che poteva essere "sai ho conosciuto un'altra" a "ti voglio tanto bene ma non ti amo", "non penso sia il caso di andare avanti" etc etc... l'unico che ha portato avanti discussioni infinite chiudendone una anche con "ti rendi conto che non puoi razionalizzare l'amore" è stato quello che poi, non a caso è diventato mio marito. anche se... in quella discussione ho aperto una lunga parentesi su come sia abbastanza fattibile. ma questo è un altro discorso. 
se dovessi ripensare a come sarebbe andata se... la mia insonnia sarebbe passata da tempo. veramente c'è chi lo trova un esercizio costruttivo? sono strana io? ammetto che tranne che in rarissime occasioni e chi mi conosce lo sa che sono state veramente rare, la parte in cui ti lasci andare in preda all'istinto ho imparato a controllarla egregiamente, tipo soffocandola nel sonno. questo fa di me una persona "strana"? se rimango razionale riesco a gestire le cose, cosa c'è di sbagliato? riesco a reprimere la rabbia in pubblico, riesco ridurre i tempi di ripresa. cosa c'è di sbagliato in tutto questo? le uniche volte che non l'ho fatto ha fatto malissimo. un tonfo è sempre un tonfo direte voi, ma è l'altezza da cui si cade che fa la differenza. ammetto che precipitare dai dirupi mi ha sempre creato alcuni problemi di risalita, sono state quattro scalate impegnative. però se avessi permesso a tutti di farmi precipitare dall'alto sarebbe stato veramente meglio?

8 gennaio 2015

01/07/2014 #jesuischarlie

La satira è “un atto di rifiuto e come tale non può che essere acceso”. La satira è “una controaggressione che risponde allo smacco del Potere con uno sghignazzo che non può essere elegante”. La satira è “nata per mettere il re in mutande”. Per questo “il linguaggio della satira non può che essere virulento, sfacciato, insultante
Dario Fo






Satira.  è la parola d'ordine di oggi. oggi che è un giorno tristissimo per tutti noi. sisi anche per quelli che non capiscono e ineggiano al complotto. anche per quelli che oggi hanno il "coraggio" di dire "eh se stuzzichi il cane...". per intenderci, anche per tutti questi ignoranti che si limitano a dire frasi a caso solo per sembrare più intelligenti di altri e avere il proprio momento di "popolarità". quelli che non capiscono che la satira è libertà, non solo di espressione. perchè è la satira che ci aiuta a sminuire le nostre paure. a ridimensionarle. è la libertà di poter prendere in giro il sistema, i potenti, le religioni. e di farle sembrare meno importanti di quello che vorrebbero farci credere. è il coraggio di esprimere idee, è la possibilità di farlo e l'intelligenza di capirlo. ieri non hanno solo ucciso brutalmente persone che si esprimevano con una matita, hanno colpito la libertà di tutti noi. hanno ucciso persone armate di un foglio e di pennarelli per le loro idee. e questo dovrebbe far paura. perchè non è una questione di religione, non è un complotto. è l'attacco ad un'idea e alla libertà di esprimerla. e questo a me terrorizza. perchè provare ad uccidere un'idea è sempre pericoloso. porta a conseguenze quasi sempre pessime. stamattina ho addirittura sentito al tg che il FN vorrebbe fare un referendum per ripristinare la pena di morte in Francia. e propongono quest'idea dopo un attentato ad un giornale satirico che non li risparmiava. fanno sciacallaggio elettorale sulla morte di persone che esprimevano le loro idee. è agghiacciante. ho letto commenti terrificanti. ma da vergognarsi. e davanti ad una tragedia così grande mi viene da chiedermi come abbiano potuto miei simili partorire frasi di così cattivo gusto. non capire che non è la religione il problema ma le persone. umani, bipedi, vagamente pensante che imbracciano un fucile e sparano dentro la redazione di un giornale satirico per uccidere umani come loro che esprimevano idee diverse dalle loro. eppure la storia è piena di esempi in cui si evince che uccidere un'idea è impossibile e per tentare di farlo si fanno solo enormi errori. eppure siamo qui, ancora oggi a parlarne. studiamo storia a scuola eppure ogni volta ci dimentichiamo. siamo la specie che si evolve peggio su tutta la terra. perchè le altre imparano dagli errori dei predecessori. noi no. noi ci indigniamo per un pò, cerchiamo un colpevole adducendo le scuse più assurde (giuro ho sentito gente parlare di complotto) e non pensiamo al gesto in se. alla barbaria e alla violenza che lo stesso comporta. uccidere un'idea e la libertà di esprimerla. non credo che mi stancherò mai di ripeterlo.  e ieri, quando ho visto il video del giornalista scappato su i tetti, di quelle persone che hanno ucciso una persona come loro già a terra prima di scappare, mi sono vergognata di non appartenere a qualsiasi altra specie. anche un vegetale sarebbe andato bene. 
persone che uccidono persone che la pensano in modo differente... non vi ricorda proprio niente? 
nel 2015 non dovremmo già esserci evoluti un poco? diamo la libertà per dovuta e non ne capiamo il vero significato. ci indigniamo ma non capiamo il perchè. siamo liberi di di colpevolizzare i vignettisti e non ci rendiamo conto che loro sono morti per la stessa libertà che ci permette di dire troiate enormi. la libertà è importante. la satira è un'espressione di libertà. eppure molti non capiscono l'importanza. non capiscono che se possono fare stupide e crudeli congetture è perchè qualcuno prima di loro ha lottato per ottenere quella libertà di cui loro abusano. hanno colpito il paese de "libertè egalitè fraternitè". invece di dire un mare di minchiate, fermatevi a pensare, almeno oggi. 
per cui ha ragione don alemanno, abbiamo sbagliato specie.
meriteremmo di essere conquistati dalle meduse...

p.s. scusate la confusione di oggi ma non riesco ancora a capacitarmi dell'accaduto.