2 settembre 2010

Puzzle


“Quanti pezzi compongono il  puzzle di una vita?
E quando il puzzle è finito, che cosa rappresenta?”
“ I pezzi che compongono un puzzle variano a seconda di quanto loro VIVINO, per assurdo una persona po’ arrivare a 90 anni con pochissimi pezzi nel puzzle e un ragazzo di 30 anni può averne raccolti molti di più. È la passione che ci mettono a vivere che li rende attenti, fanno attenzione a ciò che incontrano e vivono a pieno le loro esperienze.
E quando il puzzle è finito, le composizioni sono le più differenti, si va da un quadro di Magritte, dove piovono uomini in bombetta, ad una china di Escher, dove c’è un vecchio che si vede riflesso in una sfera, oppure, più semplicemente, ci sono due occhi che ci hanno accompagnato fino al termine del puzzle. Dipende da come vivono e da cosa vivono.”
“ Si, ma noi rappresentiamo tante cose diverse, io ad esempio, sono un peluches perduto, lui è un amore intenso, lei poi è un semplice sorriso. Come facciamo a creare un unico disegno?”
“ bella domanda. Vi ricordate la lezione scorsa? Quando vi ho parlato delle strane cose che fanno le persone? Oggi amplieremo il discorso con un esempio che risponderà alla tua domanda.
Da qualche anno, loro, hanno scoperto che se mettono tante fotografie insieme, queste possono formare un unico disegno più grande.”
Dicendo questo, tirò fuori da dietro la cattedra un esempio, per dare credito alle sue parole
“ma quello dove lo ha preso? Non possiamo andare e tornare… ma come ha fatto?”
” Me lo ha regalato un ospite. Sapete, fino a qualche anno fa, noi avevamo molti visitatori, venivano qua quando si perdevano, generalmente cercavo il Sogno ed invece sbagliavano strada e finivano qui, altri, invece, venivano proprio da noi, volevano vedere se trovano quell’unico pezzo mancante al loro puzzle. E se lo trovavano, generalmente, per gratitudine, ci lasciavano qualcosa di loro. Questo me lo ha lasciato una vecchia donna, che prima di concludere il puzzle e la sua vita, voleva ritrovare il sorriso di suo figlio, prima che partisse, per non tornare, da una guerra. Ma questo è  accaduto molto tempo fa. Vedete, lei aveva scoperto che più tasselli diversi formano un’unica immagine. Peccato che non sia riuscita a iniziare un altro puzzle.
Ricordatevi che noi siamo le loro esperienze, le loro emozioni. Nessuno di noi è più importante di un altro. Facciamo tutti parte di un insieme. Come un dado, ha più facce ma un’unica forma. Siamo i pezzi che loro si portano dietro tutta la vita, siamo ricordi.”
“ ma siamo davvero così importanti? L’altro giorno Tito mi ha detto che a me non vorrà mai nessuno perché sono il tradimento di un’amante…”
“No, siamo tutti uguali e tutti importanti, anche te. Loro vivono di ricordi, e a volte questi non sono sempre piacevoli.”
“ Ma loro come fanno a trovarci?”
” Chi presta attenzione a ciò che vive, ci scova anche se noi cerchiamo di nasconderci bene, hanno un sesto senso, è come se avessimo un odore da seguire. Poi allungano una mano, e silenziosamente ci afferrano. A volte si sbagliano e scambiano un pezzo che non gli appartiene per un loro tassello. Non a caso “l’ufficio dei ritorni” esiste. Serva per trovare una casa a quei pezzi che sono stati rimandati indietro. Altre volte, trovano pezzi enormi che rappresentano i grandi eventi della loro vita e pezzi piccolissimi che li fanno sorridere. Spesso tengono più in considerazione i secondi, lo reputano più importante.
Altre persone, invece, inciampano in noi e continuano a non vederci. Non fanno altro che agguantare pezzi altrui e a non vedere i loro. Ho visto scene pietose in cui un pezzo addirittura si è messo a saltellare davanti al naso del suo proprietario e questi non è riuscito a vederlo perché stava rincorrendo un emozione altrui. E si, dovete sapere che la fuori, ci sono persone che non contente della loro vita tentano di vivere quelle altrui. Sono persone tristi e a noi causano molto intasamento all’ufficio dei ritorni…
Poi ci sono quelle che camminano con gli occhi bendati ed una patina sul cuore. Sono quelli che non raccolgono nessuno di noi, magari ci vedono, ma ci lasciano lì, non vogliono vedere cosa rappresenta il loro puzzle. Non gli interessa. Si limitano a guardare come andrà a finire. A volte ci trovano, ci prendono e ci mescolano con gli altri che hanno già trovato. Provano a vedere tutti gli incastri e non trovano mai quello giusto. Loro non prestano attenzione. Hanno perso la loro curiosità.
Malauguratamente iniziano ad essere molti quelli che si comportano così.
Ci sono anche quelli che ci trovano un giorno per caso e decidono che non possono fare a meno di sapere cosa rappresenterà quel singolo pezzettino.
Ed infine ci sono i collezionisti, quelli a cui non interessa l’insieme, ma bensì il singolo pezzo. E ci custodiscono gelosamente in scatole poste in fondo alla loro anima.”
“Si, va bene, ma noi da qui come ce ne andiamo?”
“ lo scoprirai quando troverai il tuo puzzle.”
“bene, signori, spero che domani non ci sarete tutti, così vorrà dire che qualche persona ha trovato il pezzo che cercava. Non  si sta male nel puzzle…”
” ma quando il puzzle è finito, a noi cosa succede?”
“alcuni di noi decidono di rimanere nell’insieme, altri tornano, e magari insegnano qualcosa ai nuovi arrivati…”
“come è successo a lei?”
“si come è successo a me.”
”ma lei cosa rappresentava?
“Io? Una piccola piramide.”
”e il suo puzzle?”
“questo no ve lo posso dire. Non sappiamo mai cosa rappresenta l’insieme, siamo già abbastanza felici di farne parte.
Adesso andate, è tardi, lì fuori c’è sicuramente qualcuno che vi sta aspettando…”

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